Ogni giorno la nostra vita digitale viene raccolta, catalogata, archiviata e analizzata. Quali sono queste informazioni? E chi le controlla?
Il cloud è fantastico perché ci offre un mare di applicazioni e di servizi gratuiti. Tutti questi servizi sono a nostra disposizione semplicemente fornendo il nostro indirizzo email.
Alcuni di questi servizi ci regalano anche un’indirizzo email, come fanno Google, Yahoo o Microsoft.
Ma tutta questa generosità ha un prezzo? Certo che ce l’ha. E forse non ci rendiamo conto di pagarlo quotidianamente.
Iniziamo da Google e capiamo cosa contiene il nostro account, andiamo su https://myactivity.google.com e scopriamolo.

Partiamo dall’ultimo e posso scoprire che Google ha tracciato i miei viaggi:

Non male come inizio! Inoltre mi dice anche dove vado più spesso:

Cosa voglio comprare?
Perché perdere tempo a capire qual’è il regalo giusto da farmi? Meglio chiederlo a Google: https://adssettings.google.com/authenticated?hl=it

Beh, direi che al di là dello stato civile (sono felicemente sposato) e dei figli (abbiamo uno splendido bambino), è abbastanza chiaro che hanno raccolto parecchie informazioni interessanti. Ma queste informazioni sono condivise con terzi? Difficile rispondere “no”. Ma andiamo avanti.
A qualcuno può interessare in quale hotel sono stato?

Queste prenotazioni sono state effettuate attraverso Booking, non sono informazioni che ho fornito direttamente a Google. Tuttavia attraverso le email di conferma della Booking sono stati in grado di profilare le prenotazioni. Direi un ottimo lavoro.
YouTube e altri dati
I video che ho visto su YouTube suddivisi giorno per giorno? Eccoli qui: https://myactivity.google.com/activitycontrols/youtube

Ma tutte queste informazioni posso scaricarle per analizzarle? Certamente. E nel farlo possiamo scoprire che tutte le informazioni sulla tipologia dei nostri cellulari sono raccolte e catalogate:

Aiutiamoci con il Privacy Checkup
Grazie al Privacy Checkup possiamo verificare ed eventualmente modificare le informazioni che vengono raccolte: https://myaccount.google.com/privacycheckup/0/1

Da qui possiamo trovare molte informazioni che ci aiutano a capire cosa stiamo condividendo attraverso il nostro account, leggiamo cosa dice:

Possiamo anche scoprire che il sistema di Google può sfruttare la nostra foto del profilo e altre foto che condividiamo per riconoscerci attraverso gli strumenti di analisi delle immagini:

e, per fortuna, ho scoperto che non condivido la mia posizione in tempo reale con il resto del mondo…

Inoltre posso sempre sapere che l’acquisto (via Amazon) del dizionario di mio figlio e la coperta nuova del divano sono profilate dai potenti sistemi oltre oceano:

Google ha raccolto queste informazioni perché ho effettuato questi acquisti via Paypal. Dato che Paypal è di proprietà di Google quest’ultima riceve le informazioni da Amazon e può incrociare i dati.
E Facebook che informazioni raccoglie?
La raccolta di informazioni effettuata da Facebbok è anch’essa molto profonda, tuttavia lo scandalo di Cambridge Analytica ha obbligato il colosso di Menlo Park ad una parziale marcia indietro e ad una maggiore trasparenza.
Entrate in Facebook e in alto a destra c’è una freccia verso il basso attraverso la quale accedete al menù Impostazioni, et voilà: https://www.facebook.com/settings?tab=privacy

sapete qual’è la cosa che mi appassiona di più? Che il riconoscimento facciale è molto di moda…

per non parlare della quantità di informazioni che vengono salvate nei loro sistemi:

In ogni caso tutte le informazioni sono a nostra disposizione per essere scaricate e analizzate, peccato che non ce le fanno anche cancellare, a meno di non cancellare l’account

Un consiglio, verificate la voce App e siti web perché le applicazioni qui presenti possono accedere a tutti i dati di Facebook che avete accettato di condividere:

Raccolta di informazioni o necessità di servizio?
Entrare nel merito della raccolta di informazioni ai fini della sottoscrizione di un contratto di servizio è materia ostica. Solamente un giurista ci può venire in aiuto, ma difficilmente le ragioni del business saranno disposte a farsi da parte.
Ma il pericolo maggiore è sempre legato alle relazioni contrattuali con i big?
Forse no, anzi. I big da tempo sono sotto una lente di ingrandimento che si è fatta sempre più pressante: https://www.ilsole24ore.com/art/apple-amazon-google-supermulte-ue-costano-23-miliardi-big-tech-AEQfGs2F
Le multe non sono l’unica imposizione alla quale sono stati sottoposti. La revisione dei contratti, la trasparenza e la disponibilità certa delle informazioni sulla privacy degli utenti sono temi molto attuali.
Attualmente è molto più facile ottenere l’accesso alle proprie informazioni personali attraverso una delle big, comprese quelle nazionali, che non attraverso un qualsiasi altro piccolo gestore di servizi in cloud.
Conclusioni
La raccolta delle informazioni a questo livello può essere condotta solamente con una pianificazione perfetta. L’origine di tutto è la creazione del nostro account e l’interesse che abbiamo di sfruttare fin da subito i servizi offerti.
La nostra prima idea non è quella di proteggerci, ma di usufruire di quello che ci viene offerto gratuitamente. Nell’animo umano il regalo è sempre collegato alla condivisione quindi tendiamo ad abbassare le difese, anziché alzarle. Ma come farcene una colpa, è assolutamente comprensibile.
Possiamo usufruire di tutti i servizi presenti nel cloud senza per questo essere travolti dai sistemi di profilazione, tuttavia dobbiamo imparare a controllarli spendendo un minimo di tempo libero per studiarne il funzionamento.
Ma c’è qualcuno che possa farlo per noi?
Purtroppo no, perché la raccolta di informazioni è un’attività che rende, la loro cancellazione no.